Il quiet quitting, noto anche come “abbandono silenzioso”, sta diventando sempre più diffuso nel contesto lavorativo, evidenziando una controtendenza rispetto alla cultura dell’impegno totale nota come hustle culture, che incita le persone a dedicare completamente la propria vita al lavoro. Questo fenomeno, sebbene non nuovo, sta emergendo in modo più evidente nell’era post-pandemica e ha suscitato un ampio dibattito sul mercato del lavoro.
Quiet quitting: una svolta nella cultura del lavoro
Su TikTok, l’hashtag #quietquitting ha rapidamente guadagnato popolarità, dimostrando come questo fenomeno riguardi sempre più lavoratori delle nuove generazioni. Il quiet quitting rappresenta un cambiamento di mentalità rispetto alla classica concezione della hustle culture, che secondo gli esperti, può portare a stress e burnout, con gravi conseguenze sia a livello personale che professionale. Secondo la Harvard Business Review, il quiet quitting non si riferisce solo alla volontà delle persone di lavorare di più o di meno, ma piuttosto alla capacità dei manager di costruire relazioni positive con i dipendenti, evitando che questi desiderino fuggire dall’ufficio. Un rapporto di Gallup del 2022 sottolinea che solo il 14% dei dipendenti in Europa è realmente coinvolto nella propria attività lavorativa. La Harvard Business Review suggerisce che la diffusione del quiet quitting potrebbe essere legata al fallimento dei manager nel bilanciare gli obiettivi aziendali con il benessere individuale e collettivo dei dipendenti.
Un fenomeno che riguarda le nuove generazioni
Il fenomeno del quiet quitting potrebbe diventare sempre più diffuso, specialmente tra i membri della Generazione Z, per i quali l’equilibrio tra lavoro e vita privata sembra essere più importante del semplice aspetto finanziario.
il gruppo di persone nate approssimativamente tra la metà degli anni ’90 e il 2010 è cresciuto in un contesto sociale e tecnologico, diverso rispetto alle precedenti generazioni, caratterizzato dall’ampia diffusione di internet, dei dispositivi digitali e dei social media.
Per i membri della Generazione Z, la prospettiva nei confronti del lavoro è spesso influenzata da valori e aspettative differenti rispetto alle generazioni precedenti. Mentre la sicurezza finanziaria è ovviamente importante, molti individui appartenenti a questa generazione pongono un’enfasi particolare sull’equilibrio tra lavoro e vita privata. A differenza di approcci precedenti che potevano mettere al centro l’ambizione di carriera a discapito di altri aspetti della vita, la Generazione Z tende a cercare un maggiore equilibrio tra il successo professionale e il benessere personale.
Questo atteggiamento potrebbe essere alimentato da esperienze vissute dai membri della Generazione Z, come l’osservazione degli impatti negativi dello stress e dell’iperfocalizzazione sul lavoro sulla salute mentale dei propri genitori e conoscenti. La crescente consapevolezza riguardo al burnout e ai problemi di salute mentale legati al lavoro ha portato molti della Generazione Z a considerare con attenzione il modo in cui gestiscono il proprio tempo e il loro coinvolgimento lavorativo.
Quali sono le principali cause del quiet quitting?
Le cause di questo fenomeno sono molteplici. Due in particolare sono le cause evidenziate dalla generazione z alla base del quiet quitting:
Maggiore consapevolezza nei confronti dell’importanza della propria sfera privata
Innanzitutto, il fenomeno del quiet quitting è stato influenzato in modo significativo dagli anni della pandemia. Durante questo periodo straordinario, molte persone hanno sperimentato una riconsiderazione delle priorità nella vita. Le restrizioni e gli impatti del COVID-19 hanno portato a una riflessione più profonda sulla natura effimera e imprevedibile della vita stessa. Questa consapevolezza ha spinto molte persone a rivalutare gli aspetti della loro esistenza al di fuori dell’ambito lavorativo. La ricerca di un maggiore equilibrio tra lavoro e vita privata è diventata una priorità, in quanto le persone cercano significato e soddisfazione anche al di là delle loro attività professionali.
Salute mentale, stress e burnout
In secondo luogo, il dibattito pubblico sulla salute mentale, il burnout e lo stress da lavoro è cresciuto in modo significativo. La consapevolezza dei rischi legati all’esaurimento professionale e alle conseguenze negative sulla salute mentale è aumentata, spingendo le persone a essere più attente al proprio benessere. Questo dibattito ha contribuito a un cambio culturale in cui la società riconosce sempre più importanza di preservare la salute mentale e di ridurre gli impatti negativi derivanti da una pressione lavorativa eccessiva.
Le conseguenze della pandemia, insieme a un crescente riconoscimento dei problemi legati al benessere mentale sul luogo di lavoro, hanno alimentato un desiderio diffuso di creare un ambiente lavorativo più sostenibile e orientato al benessere. In questo contesto, il quiet quitting può essere visto come una risposta individuale a questa crescente consapevolezza, con i lavoratori che cercano di gestire il proprio carico di lavoro in modo più equilibrato e consapevole, evitando situazioni di stress eccessivo e burnout.